La mattina dopo by Mario Calabresi

La mattina dopo by Mario Calabresi

autore:Mario Calabresi
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852097041
editore: Mondadori
pubblicato: 2019-07-26T12:00:00+00:00


VIII

Sottili come carta

«Mia madre aspettava quella telefonata da diciotto anni, da quando mi aveva comprato il motorino alla fine della scuola media. Ne immaginava esattamente le parole: “Signora, c’è stato un incidente, Damiano ha qualche piccola ferita ma sta bene, non è niente di grave”. E sapeva anche che non ci avrebbe creduto, che era un modo per prendere tempo, perché a una madre non si può dire la verità tutta insieme. Mai però avrebbe potuto pensare a una telefonata come questa: “ Signora, l’aereo di Damiano è caduto. Ma non si preoccupi lui è sano e salvo, qualche piccola ferita ma niente di grave”. Perché se ancora puoi sperare che una caduta dal motorino non sia fatale, come fai a credere che tuo figlio si sia salvato nello schianto di un aereo in un lago africano?

«Nel frattempo il sito di una radio delle Nazioni Unite in Sud Sudan, citato da un’emittente di Catania, diceva che nella tragedia era morto anche un medico italiano. Era paralizzata dall’ansia, dalla paura, non voleva cercare una smentita che potesse trasformarsi in una conferma.

«Io ero sdraiato sulla barella, avevo dolori in ogni parte del corpo. Ero già svenuto molte volte ma un pensiero mi tormentava: che mia madre pensasse che ero morto. Raccolsi tutte le forze, chiesi il mio telefono e se nell’ospedale c’era il Wi-Fi. Respirai più volte, cercai un tono ironico e chiamai con WhatsApp. “Sto bene” gridai appena rispose. “Ma se è caduto l’aereo” disse lei. “Sì, mamma, è caduto l’aereo ma io non mi sono fatto niente. Forse qualche frattura ma niente di che, è tutto a posto.” Lei piangeva e non sapeva se essere felice perché ero vivo o terrorizzata perché l’aereo era precipitato.»

Esiste una mattina dopo più potente di quella di chi si sveglia sapendo che è vivo per caso o per miracolo? La storia di Damiano Cantone, 33 anni, medico ecografista che si sta specializzando all’ospedale di Catania, mi ronza nella testa da mesi, non riesce a farsi dimenticare. Avevo letto di lui il giorno dell’incidente, avevo chiamato due volte il Cuamm, la più grande organizzazione di medici che lavorano in Africa, per sapere come stava e come era potuto sopravvivere, poi avevo chiesto di intervistarlo. Però volevo avere tempo e guardarlo in faccia. Non era stato possibile. Aveva soltanto parlato con alcuni quotidiani e televisioni appena tornato a casa.

Poi non se ne era saputo più nulla, come accade sempre. E lì la voglia di andare a trovarlo era cresciuta. A me piace sempre meno il giornalismo del tempo reale e sempre più quello del giorno dopo, mi affascina provare a capire come sono andate a finire le cose, quando le luci della ribalta – che durano una sera – si sono spente e il circo dei mille microfoni è già da un’altra parte. Voglio sapere come ci si sente il giorno dopo essere scampati a un incidente aereo, come ci si sente dopo che il tuo sogno è svanito. Ma soprattutto voglio sapere in che modo si vive, se davvero qualcosa di nuovo e diverso accade, la possibilità di una seconda vita.



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